A poco più di 25 anni, ha deciso di dedicare la sua vita a Dio dopo un lungo percorso di ricerca, di studio e di amore per la propria comunità: Antonio Giardinelli è stato ordinato Diacono domenica 7 settembre, durante una cerimonia nella Chiesa Matrice. Presta servizio presso la Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Conversano, in attesa di trasferirsi, il prossimo ottobre, a Monopoli presso la stessa Parrocchia. E ai nostri microfoni parla della sua scelta coraggiosa e di profondo amore.
Perché hai scelto questo percorso?
Ho scelto questo percorso perché prima di tutto mi sono sentito scelto da qualcun altro, e sappiamo che è Lui. E una volta che ho scoperto questo, dopo tanti anni di ricerca, di fatica, di aiuto, accompagnato datanti educatori, ho capito che questa strada faceva per me, che lui voleva che io Lo seguissi più da vicino. Ed è per questo che domenica 7 settembre sono stato ordinato diacono.
Quando hai capito che il sacerdozio era la tua vocazione? E c'è stato un momento preciso in cui l'hai capito?
Il momento particolare in cui ho percepito qualcosa in più della Sua chiamata, è stato il periodo in cui facevo il chierichetto in Chiesa Madre. Mi piaceva molto andare la domenica a servire la Messa, ma prima ancora di diventare chierichetto, quando stavo tra i banchi della chiesa insieme ad altri amici, facevo di tutto per mettermi sul gradino dove ci si inginocchia, per vedere il momento in cui arrivavano i chierichetti in processione con i loro camici, con la croce, con le candele. E ricordo bene che dentro di me già a quell'età e in quei momenti, sentivo già qualcosa, come una piccola fiammella. Quando penso al momento in cui ho percepito quell'emozione, è questo che mi viene in mente: il mio essere ministrante e iniziare a farlo.
Qual è la prossima tappa di questo percorso?
La prossima tappa è il sacerdozio, che sarà orientativamente dopo Pasqua. Secondo il Codice di Diritto Canonico, dovrebbero trascorrere sei mesi dall'ordinazione diaconale; tuttavia, di solito la prassi è quella di far passare un anno di diaconato, quindi di pieno servizio.
Ci sono state delle scelte che hai dovuto fare o qualcosa a cui hai dovuto rinunciare per seguire il tuo percorso?
Beh, è chiaro che ad un 'sì' corrispondono tanti altri 'no'. Ma questo mio sì, l'ho pronunciato con gioia e gratitudine, ma allo stesso tempo con timore. Ovviamente si rinuncia al matrimonio, ad una famiglia, a dei figli, ma si abbraccia una grandissima famiglia, ed in particolare tutte quelle situazioni di povertà, dove si è chiamati ad amare ancora di più. Non sono stato chiamato ad amare una donna soltanto, ma ad avere un cuore più grande verso tutti.
Cosa significa per te la parola 'vocazione'?
Quando penso alla parola 'vocazione', mi vengono in mente alcune parole di papa Paolo VI, in cui si dice che "vocazione è la parola che dovresti amare di più". E questo perché per me la vocazione significa 'scelta', significa aver capito che questo percorso è per me, e mi configura per sempre a vivere con il Signore, con Lui e per Lui al servizio degli altri.
Che tipo di sacerdote vorresti essere?
Bella domanda! Prima di tutto vorrei essere un sacerdote sempre più innamorato di Lui, e proprio per questo vorrei essere un sacerdote per i giovani, per gli ammalati, per tutti gli abbandonati, per tutti coloro che non hanno affetto né amore per nessuno. Un sacerdote per gli 'ultimi', insomma, per tutte quelle situazioni periferiche. Ma essendo molto giovane io, il mio pensiero va soprattutto ai miei coetanei, alla Pastorale giovanile.
Quali sono, secondo te, i bisogni odierni della Chiesa?
Un primo bisogno, secondo me, è quello di mettersi a fianco dei fedeli. Come ho detto nel mio discorso di ringraziamento per l'ordinazione diaconale, il primo ad essere stato perdonato e amato da Dio sono io; quindi, capisco bene i bisogni di oggi. Il mio pensiero è rivolto sempre ai ragazzi, alle famiglie. Ed è per questo che penso che sia necessario camminare insieme, accostarsi con umiltà, senza avere la pretesa di risolvere tutti i problemi, ma rendersi disponibili, affiancare la gente: il solo fatto di offrirsi all'altro, quell'altro che sta vivendo un momento di bisogno, di disagio, è fondamentale, perché ci si sente meno soli con la presenza di un sacerdote. Secondo me, è importante anche far sentire che il Signore ama tutti quanti indistintamente, in maniera unica e irripetibile, non soltanto chi ha scelto un percorso ben determinato. E per far scoprire a tutti questo amore di Dio, basta la propria vita. E poi ritengo anche che sia importante crescere insieme, formarsi insieme, sognare insieme per una Chiesa semplice, povera, perché siamo tutti in cammino. Dare, ognuno con la propria vocazione, il proprio contributo.
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Commenti
ecco bravo,comincia col togliere,liberarti da quei simboli pagani che sono da intralcio alla vera fede.
Cristo ha detto...o segui me o mammona( il demonio) non puoi portare due piedi in una scarpa e condurre una vita in contradizione.
Un consiglio....acculturati di piu' sul modello cristiano e se ti e' possibile affiancati ad una guida spirituale.
Buon percorso