La morte di un gatto randagio per ricordarci che gli animali non si toccano
In una fredda giornata del 7 dicembre scorso, le Guardie Zoofile dell’ A.N.P.A.N.A. del distaccamento di Rutigliano ricevono la segnalazione della presenza di un gatto randagio ferito su via Fiume. Il personale dell'Associazione, al termine delle operazioni di recupero dell’animale agonizzante, lo ha trasportato presso un ambulatorio di Torre a Mare. Il responsabile della clinica, dopo aver visitato il gatto, ha riferito che a causa delle lesioni subite lo stesso doveva essere ricoverato e sottoposto a specifica terapia. Per tali motivi, è stato trattenuto in clinica dove otto giorni dopo, il 16 dicembre 2015, il povero gatto è deceduto a causa delle lesioni subite.
Cogliamo questa occasione per ricordare che il maltrattamento di animali, la loro uccisione, l'abbandono e la detenzione incompatibile con le loro caratteristiche etologiche, sono comportamenti vietati e puniti dal nostro Codice penale. La legge 20 luglio 2004, n.189, recante "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate", ha profondamente modificato l'assetto normativo in tema di animali.
Inoltre, l’art. 2 della Legge n. 281/91 "Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo" stabilisce che "è vietato a chiunque maltrattare i gatti che vivono in libertà. I gatti che vivono in libertà sono sterilizzati dall’autorità sanitaria competente per territorio e riammessi nel loro gruppo. I gatti in libertà possono essere soppressi soltanto se gravemente malati o incurabili. Gli enti e le associazioni protezioniste possono, d’intesa con le unità sanitarie locali, avere in gestione le colonie di gatti che vivono in libertà, assicurandone la cura della salute e le condizioni di sopravvivenza".
In base alle ultime disposizioni impartite dalla Regione Puglia con le “Linee Guida Attuative dell’art. 2 della L. 281/91 e degli art. 6 e 8 della L.R. 12/95 in materia di prevenzione del fenomeno del randagismo”, (pubblicato sul B.U.R.P. n° 102 del 24/07/2013), sono a carico della Asl le spese di sterilizzazione chirurgica e di identificazione con microchip, mentre quelle relative alle cure mediche incombono sull’Ente Locale. E infatti le cure per il povero gatto sono state pagate dal nostro Comune, per un ammontare di circa 186 euro.
LS
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