
Questo è il periodo in cui si comincia con le pompature nei tendoni. Tutto normale se non fosse che a Rutigliano ci sono impianti di uva da tavola a pochi metri dalle abitazioni. Via San Lorenzo, via Orchidea, via Montevergine, via del Ciliegio -per citarne alcune- sono interessate da questo problema. Per i cittadini che abitano lì ogni anno è una battaglia con l’agricoltore che ha la necessità di pompare il vigneto.
Sono assaliti dalla preoccupazione per le conseguenze sulla salute che l’aerosol di fitofarmaci sparato a pochi metri dai balconi possa procurare nel tempo.
La paura a tenere stesi i panni, a far giocare i bambini sui balconi e nei giardini o semplicemente per strada; non poter tenere nulla fuori per il timore che, da un momento all’altro, il contadino si metta a pompare. E’ una situazione di forte disagio, un conflitto difficilmente sanabile verso il quale l’amministrazione comunale dovrebbe rivolgere la dovuta attenzione.
Da diversi giorni i prodotti che si stanno usando in agricoltura sono gli anticrittogamici (funghicidi), combattono la peronospora e l’oidio. Ci dicono che già si sta passando a trattamenti con pesticidi, specifici per gli insetti (frankliniella, acari, tignola...).
Il sindaco precedente ha provato (c’è da dire con grande ritardo) due anni fa a regolamentare, con una ordinanza, l’irrorazione nei pressi del centro abitato. Da allora ad oggi non è cambiato nulla, il problema è sempre lo stesso.
Nel servizio video-audiografico che vi proponiamo qui sotto si parla di questo problema, della necessità di emanare una nuova ordinanza che preveda sanzioni vere e, soprattutto, i soggetti preposti al controllo; della necessità di creare una fascia di rispetto tra impianti di uva da tavola e anello più esterno del centro abitato da inserire come norma negli strumenti urbanistici.
Su questo abbiamo intervistato il sindaco Roberto Romagno.
Buona visione
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Commenti
Io le regole le conosco e le rispetto. Ma i vigili (e dippiù) vengono sempre chiamati.
Ogni volta:
-patentino
-contratto smaltimento contenitori
-assunzione dipendente ecc.
-visite mediche
-documento valutazione rischi
a posto! Multa? No, perchè siamo in regola!!!!
La prossima volta? di nuovo....
Colpevolizzare il contadino che possiede un tendone vicino alle abitazioni non è giusto... pur rispettando gli orari e le quantità di fitofarmaci il problema sarebbe sempre quello... Che irrori di giorno o di sera per chi abita in prossimità sarebbe sempre un fastidio.
Adesso non si può andare a dire al proprietario che deve estirpare la coltivazione perchè un costruttore X ha deciso di costruire in quella zona.
Allora bisognerebbe adottare una fascia di rispetto dove chi costrisce e non chi coltiva non deve avvicinarsi.
Possiedo un terreno (non a Rutigliano) vicino ad una struttura ricettiva e ogni volta pur rispettando tutte le regole agronomiche chiamano sempre i vigili urbani... Chi ha ragione in quel caso? Dovrei togliere una coltivazione esistente e autorizzata per far felici i proprietari??
Passare al biologico è impossibile nel giro di poco tempo.... Sono necessari almeno 3 anni di transizione ammesso che la coltivazione sia in grado di sopportare gli attacchi patogeni e climatici.
Parlavo della necessità di dare una "svolta";ritenevo e ritengo necessario uscire da una fase "imitativa" (.. ti ricordi quando a un certo punto, negli anni 80, ci fu una corsa al kiwi ... iniziò uno e tutti lo seguirono .. per poi spiantarlo dopo pochi anni .... o dell'uva apirene più recentemente .. anche se adesso sull'uva senza semi si vede un miglioramento della qualità)per definire tra produttori un disciplinare che, TRA L'ALTRO, definisca anche il tipo di coltivazione per evitare la sovraproduzione e di rincorrersi uno con l'altro; per es., in certe zone si coltiva uva solo di un tipo, in altre di altro tipo, e cosi via.
Ritengo che sia tempo di ragionare come una unicità di soggetti con scopo comune e non come soggetti singoli che si fanno concorrenza e si imitano l'uno con l'altro( e nella ricerca della produzione dell'uva più grossa e più bella dell'altro agricoltore ... si aumentano i trattamenti tutti).
Come dargli torto!!!:cry:
Complimenti, da professionista, ho trovato molti interventi utili e veritieri. A questo dovrebbe servire, questo scambio di post, e non ad offendersi. Nuovamente complimenti a tutti
Se ne esce da questa situazione? Ha ancora un futuro la coltivazione dell’uva da tavola?
Io penso di si, se l’agricoltore riuscirà a fare quel salto di mentalità da unico soggetto ad una unicità di soggetti con scopo comune.
Unicità di soggetti che definiscono e rispettano dei disciplinari di produzione e coltivazione e che commercializzano il loro prodotto.
Penso, per esempio, ai disciplinari dei consorziati delle mele del trentino, ma ce ne sono tanti altri.
Interessante è una delle premesse di un disciplinare:” ..Il Disciplinare vede oggi maggiormente accreditate quelle pratiche agronomiche e quelle tecniche di controllo dei fitofagi, consolidate nelle esperienze di sperimentazione e verifica degli ultimi anni, sempre più vicine, per quanto possibile, all'obiettivo di un'agricoltura pulita e rispettosa dell'ambiente”;
…. “chi si muoverà in questa direzione potrà continuare a far valere la ”qualità” come fattore di vantaggio competitivo sul mercato. Solo in questo modo i produttori potranno salvaguardare il loro reddito, la loro salute ma anche i rapporti con tutta la collettività e l’ambiente, che rappresenta il motore primo della loro attività”.
Ma il disciplinare non è solo questo, detta norme/indicazioni su tutto il ciclo di produzione del cultivar, dall’impianto alle scelte del portainnesto, alle caratteristiche del terreno, alla gestione del suolo, alla nutrizione, alla protezione e difesa dei frutti, ai requisiti di qualità del frutto da commercializzare, ecc.
E arriviamo, di conseguenza, alla commercializzazione del prodotto.
Il produttori di mele si sono consorziati anche allo scopo di difendersi dalla “maggiore competitività dei mercati sia italiani che europei, spettatori di eccedenze produttive capaci ormai di compromettere seriamente non solo i prezzi di vendita ma soprattutto i delicati equilibri economico-produttivi”.
Sono cosciente che l’ipotesi di disciplinari nella coltivazione dell’uva da tavola e di consorzi per la commercializzazione può apparire al rutiglianese una chimera o una utopia, ma – a mio modesto parere – è l’unico modo per poter crescere e prosperare senza rincorrersi, sostenendo maggiori costi, ed eliminando un passaggio che fa solo … prosperare il commerciante/esportatore.
Chiedo ancora scusa per la crudezza della mia analisi.
L’agricoltore rutiglianese è bravissimo nella coltivazione dell’uva da tavola, testa bassa e lavorare tanto; … alza la testa solo per vedere cosa fa l’altro coltivatore, per imitarlo .. per carpire eventualmente .. i suoi segreti nei trattamenti e nella coltivazione di questa o quella qualità di uva.
Uno spirito imprenditoriale MONOCULTURALE “impastato” di conformismo, di emulazione, di imitazione ed egocentrismo che ha portato alla trasformazione di ogni terreno, alla macinatura di ogni pietra, e non solo, e che spinge l’agricoltore a produrre uva sempre più bella (… ma non per questo più buona) in modo da poter dire agli altri – adesso sto estremizzando - una frase che sento in maniera ricorrente: IO SONO MEGLIO DI TE (.. non so scriverlo in dialetto); questa ricerca del più bello e più grosso si “sublima” a settembre, poi, nella premiazione del grappolo più grosso (… ma non più buono o dalle migliori qualità organolettiche).
Questa “corsa” a inseguirsi e superarsi in una coltivazione monoculturale non ha prodotto gli effetti sperati (… sono passati i tempi dei grossi guadagni iniziali, quando i tendoni erano pochi e pochi erano gli imprenditori agricoli che lavoravano sugli anticipi o sui posticipi).
Ma anzi, gli agricoltori sono “stretti” da costi sempre maggiori ( e il costo dei fitofarmaci è parte preponderante) e dai prezzi fatti dai commercianti/esportatori che possono giocare sulla sovrabbondanza dell’offerta e della qualità.
(…. Un paragone: un tempo le aziende assumevano, per certi lavori, i diplomati…. poi con la sovrabbondanza di laureati hanno incominciato ad assumere solo loro e adesso … per il medesimo non qualificato e qualificante lavoro, cercano quelli con i master di specializzazione).
Caro Ciani, da questo nostro civile ed urbano scambio di informazioni, mi viene da dire che da questa situazione … non ne usciamo (..sembra di vedere il gatto che gira su se stesso per prendersi la coda).
Se non è la frankiniella è la peronospora, se non è quest’ultima è la tignola e così via.
Preoccupante è che nel corso degli anni i ceppi diventano sempre più resistenti ed anche i principi attivi dei fitofarmaci – pure quelli T+ - diventano poco efficaci o addirittura inefficaci, con la conseguenza di maggiori irrorazioni, di maggiori costi per l’agricoltore e con un sempre maggiore “scadimento” della qualità della vita per i cittadini ( … per non parlare di quelli che vivono a stretto contatto con i tendoni).
Da osservatore non rutiglianese - eppure cittadino rutiglianese - non coinvolto dai problemi dell’agricoltore (… ma sicuramente preoccupato per la qualità della vita mia, dei miei cari e della collettività tutta) ma curioso ed attento, mi verrebbe voglia di trarre delle considerazioni, alcune delle quali, forse, potrebbero apparire estremiste e crudeli; e già da ora chiedo subito scusa per la mia brutalità.
Ho sintetizzato solo alcune informazioni scientifiche da internet, sulla frankiniella (…Sugli acini delle uve da tavola si osservano punti necrotici circondati da una maculatura biancastra. Gli acini vengono attaccati fino a quando hanno un diametro inferiore a 0,5 cm. Anche in questo caso il danno è esclusivamente estetico).
A)La lotta nei confronti di Frankliniella occidentalis presenta alcune difficoltà dovute principalmente a:
•difficile rinvenimento delle fome mobili, che di giorno si riparano nel terreno o in anfratti della pianta;
•manifestazioni sintomatologiche inizialmente poco evidenti, ma con seguente esplosione repentina:
•resistenza del fitofago verso molti principi attivi; tale resistenza è dovuta anche alla caratteristica dell’insetto di ripararsi in zone nascoste della pianta non venendo quindi raggiunto dal trattamento.
B) L'esecuzione dei trattamenti insetticidi (spinosad, lufenuron, acrinatrina) deve tenere conto degli eventuali effetti negativi nei confronti di altri insetti limitatori naturali del fitofago, la cui riduzioni abbinata al rischio di insorgenza di resistenze potrebbe aggravare il problema anziché risolverlo.
C) CONTROLLO AGRONOMICO E CHIMICO- Difficoltoso. Distruzione dei resti della coltura e disinfestazione del terreno. Gli interventi chimici (con acrinatina, metiocarb, metamidofos, dimetoato, spinosad) danno risultati parziali per difficoltà di raggiungere neanidi e adulti, rapido susseguirsi di cicli, rapida comparsa di ceppi resistenti.
D) LOTTA CHIMICA -Principi attivi efficaci: acrinatrina, spinosad, metiocarb, metamidofos;fumigazioni con sulfoteppin ambiente protetto.
Risultati parziali e di breve durata, per:
-difficolta’a colpire gli stadi localizzati nelle parti piu’ protette della vegetazione e all’interno dei fiori;
-rapido susseguirsi delle generazioni, con accavallamento di stadi;
-rapida comparsa di ceppi resistenti.
Dalla letteratura scientifica, sembrerebbe che la lotta chimica alla “frankiniella” sia una lotta impari, quasi persa in partenza ed, in ogni caso, proprio per limitare la sua propagazione si fa uso frequente di prodotti chimici che non danno i massimi risultati sperati, con notevole aggravio di costi per l’agricoltore e con l’eliminazione di quegli insetti predatori che ne potrebbero limitare il prolificarsi.
Da un agricoltore esperto ed informato come Ciani e ringraziandolo per la Sua disponibilità, mi piacerebbe capire se la situazione è proprio quella che viene descritta.
purtroppo non tutti sanno scegliere bene o non vogliono scegliere!:cry:
Ecco il perchè di una nuova ordinaza, con l'aiuto dell'Asl e di chi di competenza, bisogna elencare gli eventuali prodotti fitofarmaci e pesticida meno rischiosi alla salute dell'uomo e all'ambiente!
Ricordiamo che molte delle falde acquifere della zona sono inquinate per l'effetto di tanti anni di uso sproporzionato di fitofarmaci e pesticida!
Tutto ciò insegna che le coltivazioni che sfruttano le acque del sottosuolo, non siano tanto "GENUINE" come si vuol far credere!
Quindi diamo una SVOLTA A TUTTO CIO'!
Il problema dell'uso dei fitofarmaci in prossimità delle abitazioni, come ho già detto, si risolve con il buon senso e con il contemperamento delle giuste esigenze di chi ci abita e di chi lavora.
Ho affermato che sono tollerante se i trattamenti vengono fatti la mattina presto e molto meno tollerante quando i trattamenti vengono effettuati durante tutta la giornata.
Rapporti di ... buon vicinato mi hanno portato a perseguire questa soluzione.
Soluzione che dura solo qualche giorno ... perchè poi i trattamenti vengono effettuati quando .."gira per la testa" all'agricoltore!
E quando ricordi a quest'ultimo gli accordi presi ... ti senti rispondere che il trattamento effettuato.. .. non è tra quelli pericolosi!
Come se tu potessi controllare i prinicipi attivi da lui usati; e che vuol dire non pericoloso? che i principi attivi non sono tra quelli considerati tossici o più tossici?
E poi non è tanto l'olezzo che da fastidio, ma è la deriva dei prodotti chimici usati che ti arrivano a casa, perchè - raccontiamocela tutta - nessuno chiude l'erogatore quando passa al confine.
E non voglio parlare dell'erba e delle piante "bruciate" al confine o dei cani morti perchè ... poveri fessi.. andavano ad abbaiare durante i trattamenti ed inalavano i prodotti.
Lei sa benissimo che è utopistico pensare di risolvere parte del problema con prodotti meno tossici.
E quanti sono gli agricoltori che trattando il proprio tendone usano le protezioni? E quanti dopo il trattamento prendono le precauzioni per "bonificarsi" dai trattamenti? E qunti sono quelli che pensano che nella miscelazione dei prodotti è meglio abbondare rispetto alle prescrizioni?
La gestione e l'utilizzo di questi prodotti - più o meno tossici - richiede il rispetto delle regole .... per questo motivo chiedo che vengano fatti i controlli (anche nell'interesse dell'agricoltore che molte volte sottovaluta la pericolosità anche per se stesso) e che l'Amministrazione Comunale ( .. poco importa che sia di destra, centro o sinistra) esca dalla sua ondivaga e sonnacchiosa posizione e dia indicazioni e disposizioni per l'effettuazione dei controlli.